Confrontarsi a livello nazionale e regionale su azioni concrete da mettere in campo e condividere le buone pratiche messe in atto da alcune regioni sull’equità di accesso alle tecnologie innovative di monitoraggio del diabete, perché ad oggi la situazione a livello regionale è ancora disomogenea. Questo l’obiettivo dell’incontro “Equità di accesso all’innovazione, le regioni a confronto. Focus sui sistemi di monitoraggio glicemico nella cronicità diabete”, tenutosi a Roma e organizzato da Motore Sanità grazie al contributo incondizionato di Abbott.
Il diabete è considerato una vera e propria epidemia: 1° causa di cecità, 1° causa di amputazione degli arti inferiori, 2° causa di insufficienza renale fino alla dialisi o al trapianto, concausa di almeno il 50% degli infarti e degli ictus. I numeri in proiezione sono ancor più preoccupanti: l’International Diabetes Federation (IDF) indica che entro il 2045 arriverà a colpire 700 milioni. Diventa quindi fondamentale giocare d’anticipo per i pazienti affetti da diabete, prevenendo le complicanze grazie al monitoraggio in continuo della glicemia. In Italia almeno 700 mila persone sono in trattamento insulinico ma l’utilizzo dei sensori (integrati o meno a microinfusore) è inferiore al 50% dei pazienti in quasi tutte le Regioni. Lombardia, Sicilia e Sardegna sono quelle con maggior utilizzo della tecnologia, al contrario di Campania, Calabria e in Puglia dove l’utilizzo del sensore nei pazienti insulino-trattati è inferiore al 20%. Oggi solo sei regioni hanno allargato l’accesso a tutti i pazienti: Sicilia (2022), Campania (2023), Lombardia (2024), Lazio (2024), Marche (2024) e Basilicata (2024) mentre nelle altre Regioni permangono restrizioni.
“L’innovazione tecnologica nel monitoraggio della glicemia rappresenta un’opportunità straordinaria per migliorare la qualità di vita delle persone con diabete e ottimizzare la gestione clinica della malattia” ha detto Raffaella Buzzetti, Presidente Società Italiana di Diabetologia. “Le evidenze scientifiche dimostrano in modo inequivocabile il loro impatto sulla riduzione delle complicanze acute e croniche, sul miglioramento degli esiti clinici e sulla qualità di vita delle persone con diabete. In un sistema sanitario che vuole definirsi equo, non possiamo più accettare che l’accesso ai sistemi di monitoraggio glicemico innovativi dipenda dal codice di avviamento postale. Le tecnologie per il controllo della glicemia non sono un lusso, ma strumenti essenziali per prevenire le complicanze gravi e contenere i costi a lungo termine. È tempo di colmare il divario tra le Regioni e garantire una reale uniformità nei criteri di accesso. Come SID è prioritario garantire equità e appropriatezza nell’adozione di strumenti innovativi, favorendo una governance nazionale basata su criteri clinici, sostenibilità e centralità della persona con diabete a cui va sempre dedicata la nostra massima attenzione. Innovare significa curare meglio, ma anche curare tutti”.
“Quando si parla di diabete, giocare d’anticipo non è solo auspicabile: è fondamentale” ha sostenuto Riccardo Candido, Presidente AMD. “Il monitoraggio continuo della glicemia rappresenta una svolta cruciale nella gestione della cronicità diabete, perché consente di prevenire le complicanze e migliorare significativamente la qualità di vita delle persone con diabete. Fortunatamente, la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica non si fermano: oggi abbiamo a disposizione strumenti sempre più precisi e accessibili che possono davvero cambiare l’evoluzione della malattia. Tuttavia, queste opportunità devono essere garantite a tutti, indipendentemente dalla regione di appartenenza. Parlare di equità di accesso significa parlare di diritti, di sostenibilità del sistema sanitario e di una visione a lungo termine che metta al centro il paziente”.
“L’impiego dei moderni sistemi di monitoraggio della glicemia rappresenta un’opportunità fondamentale per le persone con diabete, contribuendo in modo significativo a migliorare la gestione quotidiana della patologia. Intervenire in tempo reale sui valori glicemici consente di adottare strategie terapeutiche più appropriate, riducendo sia il rischio di eventi acuti che l’insorgenza delle gravi complicanze croniche” ha dichiarato Marcello Grussu, Vice Presidente Diabete Italia. “Le evidenze scientifiche a supporto di questi benefici sono ormai consolidate, al punto che l’utilizzo di questi dispositivi è raccomandato sin dalla diagnosi. Nella vita di tutti i giorni, non solo i pazienti, ma anche i caregiver, sperimentano un senso di maggiore sicurezza e serenità, con un impatto positivo sulla qualità della vita. Va quindi superato l’approccio che considera questi strumenti come un costo, riconoscendoli invece come un investimento capace di generare risparmi significativi per il sistema sanitario nel medio-lungo periodo. Purtroppo, l’adozione di questi dispositivi è ancora troppo limitata: si stima che solo il 35% delle persone con diabete di tipo 1 e meno del 10% di quelle con diabete di tipo 2 utilizzino attualmente un sensore glicemico. Le cause sono diverse, tra cui persistenti restrizioni prescrittive in alcune regioni e una diffusa carenza di informazione e formazione adeguata dei pazienti”.
“L’accesso alla tecnologia trasforma la gestione quotidiana del diabete, migliorando in modo considerevole la qualità della vita della persona” ha spiegato Stefano Garau, Vice Presidente FAND. “Prima la misurazione glicemica era relativa, basti pensare all’esiguo numero di rilevazioni che non permetteva di avere un monitoraggio totale della giornata. I dati registrati nelle diabetologie italiane fanno emergere una diminuzione dei livelli di emoglobina glicata e quindi una migliore gestione della malattia che si traduce poi in riduzione del numero di ospedalizzazioni ma anche diminuzione del rischio di complicanze (risparmio economico). Le barriere e gli impedimenti li rileviamo proprio nelle differenze esistenti non solo tra Regione e Regione ma molto spesso, addirittura, tra le diverse Asl della stessa Regione dove regole burocratiche poste in essere per il controllo della spesa, in realtà, nel bloccare l’erogazione ai più degli strumenti tecnologici di misurazione e di gestione della malattia, si rivelano paradossalmente scelte che minano il controllo della spesa perché non consentono un buon controllo e una buona gestione della malattia. Quei costi che si sarebbero voluti evitare andranno a incidere nel medio e lungo termine in coloro che avranno subito le limitazioni imposte e non avranno potuto usufruire di tutto ciò che la tecnologia oggi ci offre. Una limitazione già parzialmente dettata anche dalle gare d’appalto per l’acquisto degli strumenti che riducono la disponibilità esistente e che non permettono al medico diabetologo di poter prescrivere a ogni singolo paziente lo strumento idoneo per lui”.
“Abbiamo accettato la sfida di allargare l’accesso ai nuovi dispositivi di monitoraggio del diabete. Vogliamo farlo per ‘dare salute’ a un numero massimo di pazienti e garantire ai pugliesi equità di accesso alle cure” ha aggiunto Vito Montanaro, Direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia. “Abbiamo già dato mandato all’Aress affinché completi l’analisi che ci porterà ad estendere anche agli specialisti ambulatoriali la prescrivibilità dei nuovi dispositivi, con l’ampliamento dei centri prescrittori e con un numero maggiore di pazienti che potranno utilizzare i sensori tecnologicamente più avanzati”.