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ll nemico nascosto del cuore: il grasso addominale

Lo studio UniBa individua il ruolo del grasso addominale nel rischio cardiovascolare

Un nuovo studio condotto dal gruppo di ricerca del Prof. Antonio Moschetta del Dipartimento Interdisciplinare di Medicina dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e pubblicato sulla rivista Cardiovascular Diabetology, identifica l’obesità addominale come fattore predittivo cruciale per il rischio cardiovascolare, più efficace dei tradizionali strumenti che tengono conto dei comuni fattori di rischio (assetto lipidico, BMI, fumo).

La ricerca, che vede come primo autore il Dr. Carlo De Matteis, propone un significativo cambio di prospettiva: la distribuzione del grasso corporeo, in particolare l’accumulo di tessuto adiposo viscerale nella zona addominale, va considerato nella stratificazione del rischio cardiovascolare.

Lo studio e i risultati
Il team ha seguito oltre 700 adulti, con età media di 57 anni, per un periodo superiore a otto anni, registrando più di 120 eventi cardiovascolari maggiori (infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari). I risultati hanno rivelato come molti dei pazienti coinvolti, pur rientrando nelle categorie a basso o moderato rischio secondo i punteggi convenzionali, abbiano comunque sviluppato eventi cardiovascolari.
Il comune denominatore? Una marcata obesità addominale. Il tessuto adiposo viscerale, localizzato nella cavità addominale in stretta connessione con gli organi del sistema digerente, è noto per la sua attività metabolica pro-infiammatoria: può innescare alterazioni sistemiche e disfunzioni metaboliche che aumentano in modo significativo il rischio di patologie cardiovascolari.

Circonferenza vita: un indicatore semplice ma potente
Secondo gli autori dello studio, misurare la circonferenza vita – un parametro semplice, economico e facilmente rilevabile – dovrebbe diventare prassi clinica standard nella valutazione del rischio cardiovascolare. L’identificazione precoce dei soggetti a rischio attraverso questo strumento può facilitare interventi mirati, che includano modifiche dello stile di vita, supporto nutrizionale e, se necessario, trattamenti farmacologici personalizzati. “L’obesità addominale non è solo una questione estetica, ma un indicatore clinico fondamentale”, sottolinea la Prof.ssa Lucilla Crudele, responsabile del Day Service di Medicina Interna Universitaria “Frugoni” dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Bari, che ha coordinato il follow-up dei pazienti. “Questo studio rafforza l’idea che, per prevenire davvero le malattie cardiovascolari, dobbiamo guardare il paziente e la sua composizione corporea e non solo i suoi esami ematochimici”.

RiferimentiImproving cardiovascular risk stratification: the role of abdominal obesity in predicting MACEs
Cardiovascular Diabetology DOI: 10.1186/s12933-025-02885-4

Leggi la versione integrale dell’articolo: https://cardiab.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12933-025-02885-4