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Alle “Officine Cantelmo” di Lecce i Biologi italiani hanno discusso di Salute e Ambiente

Promosso e organizzato Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB) con la collaborazione di tre coordinamenti professionali per l’ambiente (CNBA), le analisi di laboratorio (CNBL) e la nutrizione (CNBN), l’incontro svoltosi giovedì 23 maggio, ha posto l’accento sul rapporto non più scindibile tra salute e ambiente. Una preziosa occasione per parlare della responsabilità dei Biologi nella promozione della Salute, della Tutela ambientale e dello Sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di approfondire le tematiche relative alla sostenibilità tra quanti interessati e quanti operano nel settore con il fine di creare le giuste sinergie con tutti gli Enti che incidono sul territorio e dare inizio a una serie di appuntamenti che consentano agli studiosi e professionisti del settore di confrontarsi per stimolare la ricerca e la conoscenza nei campi indicati. H

Nel settembre del 2015 la comunità globale ha adottato i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGS) per migliorare la vita delle persone entro il 2030. Traguardi ambiziosi sono stati infatti fissati dall’ONU che comprendono tra l’altro l’attuazione di un quadro decennale di attività legate alla produzione e al consumo sostenibili. Affrontare i modelli di produzione e consumo, richiede perciò interventi a livello culturale, sociale, ambientale ed economico, che richiedono l’uso sostenibile delle risorse naturali, riduzione dei rifiuti a partire dalla produzione, contenimento dell’inquinamento e degli effetti negativi sulla salute che veda e riconosca la partecipazione in cui il ruolo del Biologo in questo quadro risulta indispensabile. Un utilizzo non dissipativo delle risorse naturali e limitate del pianeta può essere possibile attraverso uno sforzo comune che deve riconsiderare il sistema di sviluppo odierno riprogrammandolo secondo i principi cardine della Bioeconomia. La sfida per la sostenibilità per i governi, per le istituzioni, per i professionisti è quella di affrontare in modo innovativo la strada verso lo sviluppo sostenibile, dove l’Agenda 2030 rappresenta una risposta attraverso la bioeconomia e chi meglio del Biologo può farsi interprete di questa transizione. Il convegno si è aperto con i saluti istituzionali dell’ing. Alessandro Delli Noci, Assessore allo Sviluppo Economico, Digitale e Politiche giovanili della Regione Puglia. 

Le tematiche dell’evento sono state introdotte dalla prolusione del sen. Vincenzo D’Anna, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB). “La proposta di introdurre presso gli Enti Locali la figura del “biologo di comunità” risponde ad un’esigenza non più procrastinabile per la tutela ambientale, per la sicurezza alimentare e per la salute degli ecosistemi. L’epigenetica, intesa come scienza che studia il rapporto tra salute ed ambiente, tra gli agenti tossiche e l’insorgenza di gravi patologie , ha svelato finalmente i meccanismi attraverso i quali lambiente può creare i presupposti tossivi oppure nocivi che riescono a modificare finanche l’espressione dei nostri geni, inibite la fertilità, attivate i processi di cancerogeni, le malattie auto immuni ed i linfomi. La FNOB è l’Anci si devono fare portavoce dell’inserimento della figura del biologo negli organici degli enti locali, per creare una rete di sorveglianza che prevenga quelle evenienze.”, ha ricordato il presidente D’Anna, salutando nell’appuntamento leccese “un’occasione per spostare i riflettori sull’importanza e sul ruolo della nostra straordinaria professione”.

Ha introdotto i lavori la dott.ssa Elvira Tarsitano, responsabile eventi della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi e vice presidente dell’Ordine dei Biologi della Puglia e della Basilicata (Università degli Studi di Bari), che ha indicato nell’approccio sistemico e sostenibile la strada corretta per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Nel lungo periodo, lo stato di salute della popolazione può essere protetto solo conservando, l’integrità degli ecosistemi e nelle attività di prevenzione e controllo, la stesura di linee guide per ridurre i rischi, risultano essere indispensabili. Un sistema di sorveglianza attivo e rapido, è essenziale per monitorare il rischio potenziale legato alle interazioni ambientali ed ai cambiamenti climatici. È compito dei governi, delle istituzioni competenti, degli organi di informazione, delle associazioni, delle imprese fornire gli strumenti per il cambiamento, dove il ruolo del cittadino è essenziale per spingere questi gruppi ad intervenire, più rapidamente e nel migliore modo possibile. La capacità della terra di sostenerci in modo dignitoso per tutti, dipenderà dalla nostra capacità di autocorrezione per riportare lo sviluppo da un sentiero di insostenibilità, quale quello attuale, ad uno di sostenibilità, attraverso uno sviluppo consapevole, che tenga conto dei nostri limiti di specie e sia rispettoso della natura e quindi riproducibile nel tempo. Ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs con un impegno forte di tutte le istituzioni e dei singoli cittadini. Tutto ciò deve necessariamente essere accompagnato da uno stile di vita sostenibile in grado di combinare scelte personali, diritti economici, sociali e culturali, protezione della salute umana, della biodiversità e degli ecosistemi. Perciò, l’esigenza di figure professionali d’alto profilo tecnico-scientifico come i biologi di comunità sono indispensabili e contribuiscono all’attuazione dell’Agenda 2030.