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Semintensiva respiratoria in provincia di Brindisi, solo due posti letto per 400mila abitanti,

Il presidente dell’OMCeO Brindisi, Oliva: “Pazienti costretti a migrare in altre province”

Semintensiva respiratoria, solo due posti letto per 400mila abitanti, l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brindisi : “I casi Covid aumentano, pazienti con problemi alle coronarie rischiano il trasferimento”. E’ attesa per la fine del mese di luglio il nuovo picco del virus, ma nel frattempo la Asl di Brindisi ha riaperto i reparti no Covid e ripreso le attività ordinarie.

Esiste il serio rischio che non si riesca a garantire l’assistenza ai pazienti con insufficienza respiratoria- dice Arturo Oliva, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brindisi- questo è determinato dal fatto che la Semintensiva respiratoria dispone di soli due posti per una intera provincia, che qualora dovessero occuparsi la degenza media non è mai inferiore ai venti giorni. Se poi gli stessi due pazienti dovessero anche essere di sesso diverso, un uomo ed una donna, non potremmo neppure accoglierli nella stessa stanza. Risultato: saremmo costretti a farli migrare in altre strutture come Lecce e Bari. E’ una situazione assurda”.

La Terapia Semintensiva, inserita nel reparto di degenza, è determinante per i pazienti  con insufficienza respiratoria per i quali è prevista la ventilazione meccanica non invasiva, in pratica si  tratta di una unità intermedia tra la degenza ordinaria e il trattamento intensivo. “Considerando che la compromissione dell’apparato respiratorio è la complicanza più temibile del Covid, i due soli posti disponibili  sono assolutamente  sottodimensionati rispetto alle necessità – aggiunge il presidente Oliva – Inoltre non sono stati attivati neppure i posti per il monitoraggio dei pazienti Covid positivi trattati in emodinamica cardiologica che ovviamente devono essere isolati e assistiti in ambiente dedicato”.

A tutto questo poi, come se non bastasse, si aggiunge anche il fatto che  il Reparto di Rianimazione Covid è chiuso da mesi oramai. “Il Reparto è stato chiuso un po’ per la flessione dei casi – conclude Oliva – ma anche perché l’impianto di condizionamento non funzionante non è mai stato riparato. Allo stato attuale gli stessi medici rianimatori sono in difficoltà e rischiano di esserlo ancora maggiormente se la curva di contagio continua a salire, così come sta accadendo. Sembra che il Covid sia stato cancellato per Decreto ma così non è, lo dicono i dati. Davanti ad una mancanza di visione globale non posso che dissentire, non è questo un modello di gestione che può funzionare. Il diritto all’assistenza e alla salute va garantito”.