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Intervista al dott. Giuseppe Caringella su ‘Il Tumore ovarico: la diagnosi precoce è l’unica arma per sconfiggerlo’.

Continua il nostro viaggio intorno alla ricerca della Salute. Pochi giorni fa abbiamo incontrato il dott. Giuseppe Caringella, Direttore del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia di Mater Dei Hospital di Bari per chiedergli aggiornamenti sul tumore ovarico, una neoplasia che colpisce le donne indipendentemente dall’età.

Dott. Caringella tra le neoplasie che colpiscono le donne c’è il tumore ovarico. Che incidenza ha?

Il tumore dell’ovaio è una neoplasia benigna o, purtroppo, anche maligna che scaturisce dalla proliferazione incontrollata di una delle diverse cellule costituenti i vari tessuti delle ovaie. Il cancro ovarico rappresenta circa il 30% di tutti i tumori maligni dell’apparato genitale femminile e occupa il decimo posto tra tutti i tumori nelle donne.

A che età può colpire e quali sono le donne più a rischio?

Il tumore ovarico colpisce quasi tutte le età dai 20 ai 70 anni, mostrando un picco di incidenza nella decade dai 50 ai 60 anni.

Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?

Purtroppo il tumore ovarico dà pochi sintomi e spesso aspecifici, per cui spesso la diagnosi è tardiva, se la paziente non si sottopone a controlli ginecologici regolari. Tali sintomi sono: dolore e gonfiore dell’addome, perdite ematiche genitali, difficoltà digestive, sensazione di dovere urinare con più frequenza.

Come si diagnostica?

La diagnosi è in prima istanza fatta con la Ecografia transvaginale. Una volta posto il sospetto diagnostico, si procede con accertamenti diagnostici di secondo livello; strumentali radiologici (Tac e RMN) e ematici con i cosiddetti Markers Tumorali, con un prelievo ematico.

Si può prevenire?

La prevenzione secondaria si fa con la diagnosi precoce che aumenta in maniera esponenziale le possibilità di guarigione. Infatti, la mortalità da tumore ovarico maligno e molto alta se la diagnosi viene posta quando la malattia è in stadio avanzato. È opportuno quindi fare una visita ed una ecografia transvaginale una volta all‘anno. La prevenzione primaria si può fare invece per alcune forme di carcinoma ovarico sieroso ad alto grado che possono essere di natura ereditaria (circa il 15%). Le mutazioni che si trasmettono dai genitori ai figli, definite germinali, nei geni BRCA1 e BRCA2 aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno e/o all’ovaio rispetto a chi non ha queste mutazioni. Per cui in caso di familiarità per tumori ovarici o mammari è opportuno ricercare la presenza di questi geni.

A che punto sono le cure?

Esistono vari approcci terapeutici per la cura del tumore alle ovaie e l’attuazione di uno piuttosto che di un altro oppure la loro combinazione dipende da precisi fattori, quali: la sede precisa della massa tumorale, la stadiazione e il grado della neoplasia, lo stato di salute generale della paziente. Attualmente, i principali trattamenti per la cura del tumore alle ovaie sono la chirurgia e la chemioterapia; seguono, quindi, la radioterapia e la terapia mirata. Le cure oggi consentono di guarire il 75/80 % delle pazienti affette da tumore ovarico se viene diagnosticato non tardivamente.

CHI È GIUSEPPE CARINGELLA

Nato a Bari il 19 marzo del 1960 si laurea all’Università di Bari nel luglio 1984 e si specializza in Ginecologia e Ostetricia all’Università di Ferrara nel dicembre 1988. Da gennaio 1991 a gennaio 2016 riveste il ruolo di Aiuto Ginecologo Ostetrico all’Ospedale Santa Maria di Bari. Da febbraio 2016 al gennaio 2020 assume l’incarico di Direttore dell’Unità di Ostetricia del suddetto Ospedale​. Attualmente è Direttore del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia del Mater Dei Hospital di Bari.

Dal febbraio 2020 ad oggi Direttore del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia di Mater Dei Hospital.